Samba Patire, i Mondiali del BraZio.

A San Paolo, che per non fare pubblicità a una nota banca chiamerò Sao Paulo, sono le cinque di sera: l'ora del tè.
È per questo che infatti non gioca l'Inghilterra, ma due nazioni che il tè al massimo se lo fumano se non trovano di meglio.

Di tè, però, e soprattutto di fumarlo, ne sa qualcosa l'arbitro giapponese Nishimura, che puntava a fare la doppietta, gara inaugurale-finale, ma che invece si vede da stasera dischiuse le gloriose porte del Subbuteo.
Ma andiamo con ordine.

Parte l'inno nazionale, e come quasi sempre accade, a un certo punto, l'inno finisce pure, solo che i brasiliani fingono di non accorgersene e cantano tutto l'album a cappella.
Vogliono impressionare gli avversari, ma non sanno che i croati sono gente tosta: ti aprono in due come uno sgombro, nel tempo di caricamento di un gioco della Xbox, e poi tornano tranquillamente alla console come niente fosse.
Oh, a me i croati fanno un po' paura. Mai come i serbi, ma me ne fanno.
Per cui la baggianata dell'inno nazionale prolungato scorre sulle loro arcate sopraccigliari, per altro pronunciatissime, come brezza di primavera.
Allora gli oro-verdi, che sul piano emotivo sono più fragili, la buttano sull'umorismo spedendo in campo Marcelo/Ficarra, e i risultati non si fanno attendere.



È proprio lui, infatti il primo marcatore del mondiale 2014, intervenendo con una bella deviazione su un cross rasoterra della Croazia, e spedendolo, all'insegna dell'umorismo, della sorpresa e dell'amore che unisce poi alla fine tutti i popoli, alle spalle del proprio portiere.

I croati -e vorrei ben vedere- escono dal loro aplombe glaciale, e s'incaprettano garruli per la gioia.
"Tutto molto bello", direbbe Pizzul.
Anche lo spray anti-furbo in barriera, col quale Nishimura sbianchetta le punte degli scarpini dei giocatori, quasi fosse un tecnologico Peter North.
Ora, volenti o nolenti, che sentano il peso del debutto o meno, cazzo, sono i brasiliani a dover far la partita.

E così, mentre il labbro inferiore di Luis Gustavo, sporgente oltre ogni normativa europea e mondiale, semina sgomento fra gli avversari, Neymar piazza un sinistro che, fosse stato un'automobile, sarebbe stato una Fiat Duna o un'Alfa Arna, non so se mi spiego, e s'insacca alla sinistra di Pletikosa, il portiere-golem croato.

Exultatio brasiliana, mulatte sculettanti, reggiseni per aria e palla al centro.
I croati riprendono il gioco da centrocampo e, nel frattempo, il loro portiere finisce il tuffo iniziato 5 minuti prima sul tiro di Neymar. Quello del gol.

Senza particolari erezioni si spegne il primo tempo, e io vado a riflettere sul water, perché è così che funziona amici.
Checché ne pensiate, sono umano anche io.

Si riprende, e dopo un po' Olic chiede un rigore di quelli che, solitamente, si danno solo ai raccomandati, non sortisce alcun effetto, ma così facendo fornisce uno spunto creativo all'arbitro; segnatevelo, ché poi tornerà utile.
Esce Hulk, e non entra, per fare una battuta alla Ezio Greggio, Capitan America o Iron Man, bensì Bernard. Eh, mica l'ultimo dei pirla.

Ed ecco la vera perla della serata.
Lovren toglie un po' di sudore dalla schiena di Fred, che non appena sente il contatto con la falange del mignolo del croato, inizia a piroettare come Nureiev, e l'arbitro Nishimura, evidentemente appassionato di balletto, non resiste e fischia un rigore che apre al Brasile le porte della vittoria, e all'arbitro stesso quelle del check-in dell'aeroporto col primo volo per Tokyo e una rilassante futuro nel mondiale femminile under 17 (tra l'altro appena conclusosi con la vittoria devastante proprio delle giapponesi), o nel già citato Subbuteo.
Pletikosa fa il pirla, Neymar quasi si fa parare, ma alla fine la palla è nel sacco.

A questo punto per il Brasile inizia la discesa, ma non per Luis Gustavo che viene finalmente ammonito per via del labbro inferiore non regolamentare, al quale si dovrà provvedere col la rimozione o con un condono edilizio.
Impressionante.

Sul finale la oro-verde chiude il match con uno dei gol più brutti della storia del calcio.
Per dire, se lo facesse Forlàn, un gol così, chiederebbe all'arbitro di annullarglielo per "manifesta indecenza".
Ma di eroi come Forlàn ce ne sono pochi, e Oscar spedisce all'angolino un puntone inguardabile, stavolta alla destra di Pletikosa, che s'insacca accolto dall'ilarità generale.
Più che un tiro sembrava un gesto d'affetto, ma i croati, si sa, non amano le smancerie, ed è il 3-1 per i brasiliani.

Finisce così la prima partita, col senno di poi senza grosse sorprese, del mondiale 2014, e il vostro "inviato virtuale" dal Brasile vi saluta e se ne va a nanna perché è l'una di notte.
Mentre vi scrivo queste ultime righe, sento un tonfo provenire da lontano: è Pletikosa che ha terminato il tuffo sull'ultimo gol.

Da Sao Paulo (per finta) è tutto, il vostro BraZio vi saluta, vediamo cosa riuscirò a raccontarvi nei prossimi giorni.

Boa noite.